Il fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio per l’insorgenza del tumore del polmone essendo responsabile di circa il 90% dei casi osservati in Italia. 

Il rischio di sviluppare il tumore polmonare aumenta all’aumentare del numero di sigarette fumate, del numero di anni passati da fumatore e del contenuto di catrame della sigaretta. Basti pensare che un fumatore ha un rischio 14 volte superiore rispetto ad un non fumatore e che un forte fumatore, cioè che consuma oltre un pacchetto di sigarette al giorno, ha un rischio ben 20 volte superiore. 

Contrariamente, il rischio che possa insorgere un carcinoma del polmone si riduce dopo che si smette di fumare. Ciò tuttavia non avviene all’istante bensì gradualmente, nel corso dei 10-15 anni successivi. Anche per questo è meglio smettere di fumare da giovani, prima dei 40 anni.

Non solo per i fumatori attivi, ma anche per i fumatori passivi il rischio di sviluppare un cancro del polmone è significativamente aumentato ed è stimato tra il 20% ed il 50% in più rispetto ai non fumatori. 

Sono state riconosciute molte altre sostanze di origine lavorativa ed ambientale in grado di favorire l’insorgenza di un carcinoma polmonare. Le più comuni sono l’asbesto (o amianto), il radon, il cromo, l’arsenico, il berillio, il cloruro di vinile, gli idrocarburi aromatici policiclici, il clorometiletere. Tali sostanze possono potenziare il loro effetto cancerogeno in presenza di fumo di tabacco. Anche l’inquinamento atmosferico e l’esposizione al particolato fine (PM 2.5) rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo del cancro polmonare. 

La predisposizione genetica, evidenziatasi sempre più negli ultimi anni, attualmente riveste un ruolo marginale nell’insorgenza del tumore del polmone per il quale rimane preponderante il peso dei fattori ambientali come il fumo di sigaretta.

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